Dalla ricerca di Darr Budnick assegnata come compito alla classe ASC201 (indirizzo scientifico) del Clackamas Community College, rivista e adattata per Internet dal suo autore, nella libera versione italiana del webmaster.




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Da 0 a 50 rem

Si tratta di una dose sub-clinica. La vittima probabilmente non si accorgerà nemmeno dell'esposizione alla radiazione, non presenterà una sintomatologia specifica e, in genere, non si renderà nemmen conto dell'accumulazione di raggi. L'esposizione a quantità di quest'ordine può essere individuata con esami del sangue, ma i cambiamenti nei valori ematici sono analoghi a quelli dovuti ad una banale influenza o ad altre affezioni virali. L'esposizione a radiazioni di 5 rem/h senza schermatura porta rapidamente a accumuli compresi in quest'intervallo.


Da 51 a 200 rem

A questi livelli, la vittima dell'esposizione può accusare sintomi come nausea e spossatezza nel giro di qualche ora dal raggiungimento della soglia compresa in quest'intervallo, ma la stragrande maggioranza si riprenderà. A 100 rem, il cinque per cento accuserà conati a partire da circa tre ore dopo l'esposizione. A 200 rem, circa la metà degli esposti sarà ammalata, per quanto nessuno, virtualmente, soccomberà per il solo effetto delle radiazioni. L'esposizione alle radiazioni tende a diminuire le difese immunitarie e le vittime di questi livelli di radiazioni sono in qualche modo più soggetti a infezioni.


Da 201 a 300 rem

Con un'esposizione di 300 rem molto rapida, ogni persona comincia a vomitare nel giro di un paio d'ore dall'inizio dell'esposizione. I tessuti maggiormente colpiti da quantità del genere sono quelli deputati alla riproduzione dei globuli rossi e degli altri componenti ematici; l'affezione si manifesterà prima di tutto come a carico del sangue. A questi livelli, una buona terapia medica è da considerare assolutamente necessaria e consistente in trasfusioni di sangue e somministrazione di antibiotici per evitare l'insorgenza di infezioni e aiutare le difese immunitarie debilitate. Dopo un mese dalla cessazione dell'esposizione si è fuori pericolo.


Da 301 a 600 rem

Stando allo studio statunitense pubblicato nel volume "Second Sunrise", "Non è nota la forma precisa della curva di mortalità in funzione dell'esposizione a radiazioni nell'intervallo da 301 a 600 rem, ma una dose di 450 rem in un periodo limitato di tempo porta al decesso stimato del 50 percento degli esposti". L'altra metà sarà molto malata ma, di essi, i più si rimetteranno, salvo complicazioni. Oltre i 300 rem la sintomatologia sarà piuttosto marcata e consiste nella caduta dei capelli, frequenti emorragie spontanee, decremento radicale della fertilità maschile e il pericolo di decesso sarà maggiormente dovuto a emorragie o infezioni. Il periodo critico non supererà le sei settimane dall'esposizione. Il trattamento medico, a questi livelli di esposizione, sarà analogo a quanto descritto nella sezione precedente, con trasfusioni e dosi massicce di antibiotici. La prognosi di un eventuale ricovero varia di caso in caso a seconda della sensibilità individuale.


Da 601 a 1000 rem

In quest'intervallo, l'intervento medico può ragionevolmente portare a salvare la vita al venti percento delle vittime, ma chi non fosse sottoposto a trattamento sanitario sarebbe di certo spacciato. Per salvare qualche vita sarebbero necessarie le più avanzate cure, come il trapianto di midollo, ma le procedure sono complesse, costose e presumibilmente indisponibili in seguito a un conflitto nucleare. Nonostante si riuscisse a prestare tutte le cure possibili, la prognosi resterebbe riservata, con periodi di ricovero di mesi. Praticamente tutta la popolazione esposta a qualsiasi dose compresa nell'intervallo comincerà a sentirsi male nel giro di un'ora. Senza esclusioni, si avranno perdita dei capelli e pustole spontanee, oltre a emorragie in ispecial modo nell'apparato digerente. Al raggiungimento della dose di 1000 rem, le probabilità di sopravvivenza a lungo termine sono prossime allo zero.


Oltre 1000 rem

A questi livelli non c'è speranza di sopravvivenza e i primi malesseri si presentano nel giro di mezz'ora al massimo dall'esposizione. La terapia è possibile, ma compassionevole e palliativa del dolore nel tentativo di tenere il paziente nelle migliori condizioni possibili in attesa della fine. Qualcuno particolarmente non sensibile alle radiazioni può raramente sopravvivere ma solo dopo un decorso clinico lungo e doloroso. La stragrande maggioranza dei decessi si avrà nel giro di due settimane per dosi di 1000 rem e di due giorni per dosi oltre i 5000 rem. Nell'intervallo tra i 1000 e i 5000 rem le affezioni peggiori sono quelle a carico dell'apparato digerente e del sangue. Oltre i 5000 subentra una seria compromissione immediata del sistema nervoso centrale, con stato commotivo, stupore, convulsioni, incoscienza e letargia e prognosi infausta.




Appendice del webmaster

Forse non tutti sanno che...

   ...rem significa "Roentgen Equivalent Man" e si tratta di una unità di misura dell'assorbimento di radiazioni da parte degli esseri umani, fondata sugli effetti che produce sull'organismo (come la scala Mercalli per i terremoti);
   ...la quantità di raggi emessi dai radionuclidi si misura tradizionalmente in Curie (nano Curie, nCi);
   ...il Curie è stato sostituito, nel Sistema Internazionale, dal Bequerel (Bq);
   ...1 nCi corrisponde a 37 Bq;
   ...tutti i radionuclidi e relativi isotopi emettono raggi alfa, beta e gamma in proporzioni variabili;
   ...il computo della quantità di radiazioni assorbite dagli organismi animali si basa in genere sul solo calcolo degli effetti dei raggi gamma e beta, poiché solo essi hanno la capacità di penetrare nei solidi e spostarsi nello spazio;
   ...i raggi alfa danneggiano i soli apparati digerente e respiratorio, perché per determinare i loro effetti sugli animali, i radionuclidi che li rilasciano debbono essere introdotti nell'organismo (esempigrazia con l'alimentazione o inalati).






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© 2000 Alberto Pertile